a cura di Paolo Savazzi (Villa la Boccia)
...chi vivrà vedrà... è così che si concludeva il primo spettacolo che feci per il Teatro della Tosse di Genova, in cui per un triennio ho recitato, diretto dal regista e attore Enrico Campanati, grazie al quale imparai “l’Arte della Recitazione” dedicata all’epoca, per lo più ad un pubblico giovane. Nello spettacolo erano previste tre novelle tra le quali ricordo con piacere, uno spaccato della vita di Pulcinella, che, alle prese con le sue mille peripezie, interloquiva con un pesce d’argento che lo aiutava a ritrovare il bandolo della matassa della propria giornata.
Ecco che qualche giorno fa, mentre pescavo al largo nel nostro meraviglioso golfo di Follonica con il mio amico Claudio, grande uomo e lupo di mare, detto “il marse”, al primo sgombro pescato mi tornò in mente quel pezzo della novella di Pulcinella adattato alla mia vita...
I riflessi del pesce azzurro e del pesce povero, stimolano la mia mente e mi riportano sui palchi dei tanti teatri girati per l’Italia a far ridere i più giovani... Lavorare con i ragazzi e i bambini è stato un grande dono e un grande insegnamento che mi ha arricchito l’anima. Ricordatevi che sia nella vita, ma anche in cucina, il miglior complimento lo fa un bambino! I bambini sono spontanei e liberi dai filtri che noi adulti ci ostiniamo a mettere nel nostro quotidiano, per questo se un bambino vi rimanda il piatto vuoto vuol dire che la portata gli è piaciuta veramente e che siete stati proprio bravi!
Pici al Pesce d’argento
Insomma, pescati al largo del golfo di Follonica una giusta quantità di sgombri rientrammo al porto e una volta salutato il mio grande amico di mare, tornai libero nella mia casa di cucina a Villa la Voccia... dove raccolte delle briciole di pane avanzate dal giorno prima (pane rigorosamente fatto da noi), le feci saltare in padella con l’ardore dell’olio d’oliva, di uno spicchio d’aglio e del timo del mio orticello.
Successivamente presi due sgombretti appena pescati, gli feci venire gli occhi bianchi, li pulìi e tolta la polpa buona, li aggiunsi alle briciole croccanti...
pensa e ripensa ci unìi la pasta più povera del mio menù, quella fatta solo di acqua, sale e farina: i pici. Ne nacque un piatto talmente povero da doverlo chiamare i “pici al pesce d’argento”... che nulla ha da togliere all’oro che ci offre madre natura, con la quale se si ha un bel rapporto si può fare l'amore ogni giorno della propria vita... chi vivrà vedrà...