Il primo Romanzo di Luigi Ambrosio
di Massimiliano Rossi
Grazie Gigi. Voglio iniziare così, ringraziando l’autore di questo splendido libro, perché è riuscito a farmi provare emozioni vere.
“Per riacquistare la giovinezza basta solo ripeterne le follie” diceva Oscar Wilde. “L’adolescenza è da intendersi come “nuova nascita”, il periodo in cui l’individuo si forma caratterialmente e si approccia con le emozioni forti”, sosteneva Sigmund Freud. Beh, grazie a questo libro ho riprovato le stesse emozioni forti e ho rivissuto le stesse “follie” di quando ero un giovane ragazzo.
Consiglio la lettura di questo romanzo a tutti, poco importa che abbiate giocato a calcio, che ne siate appassionati o che non abbiate compiuto ancora 18 anni. Poco importa che siate grossetani, maremmani o toscani. Questo è un libro che parla di me, di te che stai leggendo adesso, del tuo compagno di banco o del tuo vicino di casa.
Questo libro non parla di calcio, stiano sereni i fobici degli schemi a zona o quelli che non sopportano veder correre 22 milionari dietro ad un pallone. Questo libro parla della nostra vita e lo fa attraverso Stefano Duranti, giovane calciatore grossetano. Ma il calcio è una splendida metafora della vita… in una partita, come nella vita, tutto può cambiare in un secondo, una sconfitta si può trasformare in vittoria e viceversa. “Il calcio come la vita ci fa perdere o vincere all’ultimo minuto, ci fa godere, ci fa piangere, ci innalza, ci abbassa, ci appassiona e ci fa litigare”. In entrambe conta trovarsi al posto giusto al momento giusto. La lettura di questo romanzo è stata come vivere una partita dal punto di vista di un tifoso, provando gioie, delusioni, aspettative, passioni. Io da lettore e da tifoso ho dunque avuto la fortuna di riprovare queste sensazioni.
Dentro queste pagine si scopre come era l’Italia degli anni ’70 e degli anni ’80, un mondo inspiegabile per chi non l’ha vissuto. Io sono nato nel 1973 e ho avuto la fortuna di vivere quei giorni fatti di cose vere, di amicizie indissolubili, di giochi per strada, di valori. Stefano Duranti (questo è il nome del protagonista) racconta di gol segnati sotto la propria curva, ma racconta anche di come gli amici si incontrassero suonando al citofono. Racconta di come si potesse mancare ad un appuntamento per non poter avvertire attraverso una telefonata col cellulare chi ci stava aspettando. Racconta del dolore di una “tacchettata” presa in un polpaccio, di un dolore muscolare provocato da allenamenti duri, ma racconta anche del rapporto di amore e del conflitto generazionale che abbiamo coi nostri genitori. Racconta di come era bello scambiarsi le figurine dei calciatori con gli amici trovati semplicemente andando in strada a giocare, racconta del fascino di vivere nelle periferie, ma anche la confidenza instaurata coi bottegai dei vecchi centri storici.
Racconta la Maremma e i grossetani, ma ancor più l’Italia e gli italiani.
Attraverso la lettura di “Mai stato in Serie A” si possono sentire gli odori malinconici di quegli anni, si possono ricordare i sapori dei piatti cucinati dalle nostre nonne, si possono ricordare aneddoti che pensavamo aver riposto nell’ultimo cassetto del peggior armadio in soffitta.
Per carità, lungi da me cadere troppo nella nostalgia… anzi, grazie a questo libro voglio insegnare ai miei figli che è sicuramente bello usare i giochi iper-tecnologici, ma è altrettanto bello uscire a farsi una passeggiata e incontrare la gente, e parlare, e scambiarsi “feedback” emozionali, e crescere attraverso l’ascolto delle cose che le persone hanno da raccontare.
Leggere questo romanzo è stato per me come stare a sentire i racconti di mio Nonno. Ecco un altro bel motivo per ringraziare di nuovo l’autore. Siano essi stati del suo lavoro in miniera o di quando mi ha insegnato ad andare in bicicletta senza ruotine, il fascino e il trasporto è stato il medesimo.
Luigi Ambrosio è una persona poliedrica. Non è il suo primo libro, ma è la prima volta che scrive una storia del genere. Come esordio non poteva fare meglio, quasi come Higuain con la Juve!
Gigi (io lo chiamo così, come tutti quelli che lo conoscono) è il titolare (insieme alla sorella Michela) del Caffè Ricasoli, e sicuramente anche come barman si distingue per originalità. Gigi è inoltre un fotografo appassionato, che immortala “momenti” e non panorami. Gigi è una persona che vive di sentimenti, belli o brutti che siano, li espande al massimo, li vive e li fa vivere. Gigi e il suo Stefano Duranti amano essere fuori dagli schemi, agire come si fa da piccoli, senza pensare troppo, armati solo di quello che sappiamo interpretare meglio: lasciarsi andare all’istinto.
A mio modo di pensare, Gigi è davvero Stefano Duranti, un ragazzo pieno di talento e lampi di genio. Poco importa se ci saranno momenti più o meno bassi, uno con la maglia numero 10 sulle spalle, sa come venirne fuori. Poco importa se qualche perfezionista sosterrà che il Grosseto non ha mai giocato nei più famosi stadi italiani, la fantasia ci permette di sognare, e garantisco che, io il Grosseto l’ho visto pareggiare con la Juventus, e se anche sono un tifoso esageratamente bianconero, un po’ ne sono stato contento!
Bravo Gigi… e grazie di nuovo